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Per lungo tempo il cinema è stato tenuto fuori dall'universo scolastico o, nel migliore dei casi, inteso come attività ricreativa o come sussidio alle altre discipline.

Già dai primi anni del xx secolo, tuttavia, - seppure ancora in un'ottica di "supporto" - c'era chi aveva avvertito la necessità di far spazio al cinema nelle scuole. Si pensi a Stefano Cremonesi, ad esempio, che nel 1906 inaugurò il «primo esperimento di cinematografo scolastico proiettando agli scolari [...] documentari di viaggi e di usi e costumi di paesi lontani»[1]; o a Luigi Castellani, il quale avanzò la proposta d'introdurre l'arte cinematografica nelle scuole primarie fiorentine; o, ancora, si legga il testo redatto nel 1915 da Umberto Paradisi, in cui scriveva che la cinematografia avrebbe dovuto «integrare e rafforzare la coltura e la preparazione intellettuale della gioventù», così da essere «pronta a tutte le iniziative del progresso, a tutti i fulgori della civiltà»[2].

Tutt'oggi, a partire dall'introduzione dell'educazione all'immagine negli anni ottanta, il cinema viene utilizzato al fine di arricchire l'offerta didattica dei vari campi disciplinari, quindi come mezzo potenzialmente informativo. Nonostante questo tipo d'impiego - che è poi quello maggiormente diffuso - sia assolutamente legittimo, è bene precisare che nella quasi totalità dei casi prescinde da considerazioni e valutazioni estetiche, fondamentali invece se si guarda al cinema in quanto arte.

Il progetto di seguito proposto, dunque, fa ricorso alle potenzialità didattiche e pedagogiche del linguaggio cinematografico e della narrazione audiovisiva, permettendo ai ragazzi di acquisire di nuove competenze oggi essenziali e conferendo loro gli strumenti necessari ad interagire attivamente con le immagini attraverso il proprio punto di vista e le proprie emozioni. In particolare, il progetto fa ricorso non soltanto alla visione di brani filmici e all'analisi iconografica, ma anche ad una breve (ma fondamentale) introduzione alla storia del cinema e alla sperimentazione pratica di alcuni elementi tecnici basilari, per giungere poi alla realizzazione di un prodotto audiovisivo di fine laboratorio. Un'occasione, quest'ultima, che permette ai ragazzi di mettere in pratica quanto hanno imparato e di lavorare insieme e responsabilmente ad un progetto comune di cui sono autori, protagonisti e spettatori allo stesso tempo.

 

[1] M.A. Prolo, Storia del cinema muto italiano, vol. 1, Poligono Ed., Milano, 1951, p. 92.

[2] Cfr. U. Paradisi in La vita cinematografica, 7 febbraio 1915. Riproposto in Cinema Nuovo, n. 294, marzo-aprile 1985, pp. 13-16.

— Lucia, V elementare

Questo progetto mi sta piacendo anche perché alla fine faremo un video in cui fingeremo di essere star del cinema. Secondo me il progetto di cinema non è stancante: non è un gioco, ma è divertente e interessante. Insomma, mi sta piacendo fin dalla prima lezione e sono felice che ce ne saranno molte altre.

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